domenica 16 dicembre 2012

Vigno cross


Questa mattina dopo un po' tentennamenti ho deciso di andare a Piacenza per partecipare al Vigno Cross, terza tappa delle SSCX series. Dopo una settimana infernale per problemi vari ho pensato che forse potevo concedermi un po' di relax partecipando a questo evento.
Un po' di nebbia lungo l'autostrada e sono sulla tangenziale sud di Piacenza a cercare di indovinare l'uscita giusta, naturalmente la sbaglio ma con l'aiuto di Google Maps riesco ad arrivare alla via Manfredi Giuseppe, dove si deve parcheggiare; la percorro in su e in giù in paio di volte, poi intravedo in una via laterale le inconfondibili sagome dei ciclisti e delle loro biciclette. Sono arrivato in tempo.
Il percorso si rivela in parte innevato e in parte ghiacciato, in qualche punto c'è anche terra ed è piuttosto divertente, forse più da MTB che da ciclocross. Il punto più difficoltoso: l'ascesa di una salita di terra fangosa di tre, quattro metri di altezza con addirittura una corda per tirarsi su e due ragazzi a trascinare gli sventurati in cima. Fino a lì ero andato dignitosamente, avevo persino superato qualcuno più in difficoltà di me sul ghiaccio: avevo una 29" con ruote MTB invece della CX, ma lo sforzo dell'ascesa ha stroncato le mie velleità: vengo rapidamente doppiato e mi sento quindi legittimato a  fermarmi a fare delle foto e contemporaneamente rifiatare. In tutto completo tre giri, i migliori ne avranno fatti almeno il doppio. Segue ristoro in baita con canederli, chilli e torta ai mirtilli: ottimo.

lunedì 26 novembre 2012

Hangar crossin

Ieri ciclocross a Cogliate! La 666 CX finalmente riportata alla sua ragion d'essere, il ciclocross singlespeed dopo un lungo periodo di utilizzo urbano in modalità fissa. Tante facce note si ritrovano presso gli hangar del campo di volo di Cogliate: Pigi, Ale, Zanna, Spiedo, lo Zio, Ema, solo per citarne alcuni. Il meteo migliora man mano e ora della partenza appaiono squarci di azzurro nel cielo. Una cinquantina di audaci tra cui quattro donne, si avventano sul percorso; come mio solito sono subito ultimo e staccato dal gruppone, meglio partire adagio. Raggiungo Spiedo e Sara in difficoltà con i tubolari, nelle curve escono dal cerchio, ma presto ripartono e mi risuperano, rimangono comunque in vista. Passo il traguardo per la prima volta: il ragazzino segna-giri indica ancora quattro giri. A differenza del primo giro ora si deve affrontare il tremendo campo di granturco, un fettucciato tutto ondulato che mette a dura prova il fiato e le giunture. Verso la fine del secondo giro vengo doppiato dai primi due e poi durante il secondo passaggio nel campo di mais da Pigi e Ale. Completo il terzo giro e supero con la forza della volontà l'ultimo passaggio nel campo di granturco: ormai non mi resta che percorrere i lunghi rettilinei tra i campi per chiudere la mia gara. Tutto sommato sono soddisfatto: ho tenuto duro fino alla fine, anche se mi è mancato il riscontro della classifica dato che poi i doppiati "uomini" non sono stati classificati: sono persino arrivato prima della donna seconda classificata, incredibile!

domenica 4 novembre 2012

Mi-Pa(ndino)

Oggi piove, come già ieri ma venerdì il meteo non era così male: l'ideale per un'uscita con la Fargo alla volta del canale Vacchelli: obiettivo la cittadina di Pandino. Perché mai ? Lo scopo era di verificare un possibile percorso per raggiungere da San Donato il suddetto canale in vista della Mi-Cre(mona) prevista nelle SSCXISeries e registrare la relativa traccia GPS. Infatti, una volta raggiunto il canale, basta seguire l'alzaia e dopo parecchi chilometri ci si ritrova a Cremona. Il problema è escogitare un itinerario piacevole per portare un certo numero di ciclisti da San Donato a Spino d'Adda, senza far correre loro troppi rischi. Per qualche ragione sono ritenuto una sorta di esperto e quindi ecco il risultato di questa prima esplorazione. Esistono anche altri percorsi, magari più fuoristradistici, ma questo mi sembra il più diretto.
Dunque, partenza dalla Stazione delle Biciclette di San Donato, è ovvio, sono gli organizzatori; si attraversa Metanopoli, si percorre il viale de Gasperi fino in fondo poi si gira a destra e alla successiva rotonda si prende a destra in direzione di San Giuliano: strada da evitare nelle ore di punta ma alla mattina presto di domenica dovrebbe essere poco trafficata. Giunti a San Giuliano si prende a sinistra in direzione Mediglia: classica stradina tra i campi con curve a angolo retto e fossato a fianco della carreggiata: anche questa da evitare nelle ore di punta, è un tratto che mi causa sempre qualche patema d'animo in caso di incrocio con autoveicoli. Comunque in qualche chilometro si arriva a una grande rotonda, si prende la seconda a destra e si entra nell'abitato di Mediglia: ci si dirige verso Bustighera su una strada abbastanza ampia e poco frequentata e si arriva alla Cerca: uno stradone di collegamento percorso a alta velocità da auto e camion. La Cerca deve essere attraversata con estrema prudenza per imboccare l'ampia e tranquilla strada che passando per Zoate e Tribiano porta a Paullo in corrispondenza della Muzza. Il peggio è passato: ora si tratta di attraversare Paullo e poi Zelo Buon Persico fino a raggiungere la Paullese: la si deve percorrere per qualche centinaia di metri poi finalmente, in corrispondenza di uno spiazzo ci si butta a destra, si passa una sbarra e si entra sullo sterrato che porta all'Adda. Dopo un centinaio di metri si risale a sinistra di una decina di metri e si prosegue su sterrato fino al vecchio ponte di Bisnate: ottimo punto per fare partire la "gara" con partenza stile Le Mans. In fondo al ponte un single track in discesa porta sulla riva del fiume: penso che la radice che si vede nella foto sia l'unica difficoltà tecnica del percorso.
Si imbocca a destra un ponticello di recente costruzione e su un piacevole sterrato, con l'Adda a sinistra, si raggiunge la bocca del canale Vacchelli.
Un viale alberato conduce all'edificio, attualmente in restauro, che regola la portata di acqua che viene immessa nel canale: è anche un ponte che permette di passare sulla riva sinistra del canale. Qui per la prima volta si ha un'idea di ciò che attende i concorrenti della Mi-Cre: chilometri e chilometri sull'alzaia di un canale.
Io l'ho percorsa fino a Pandino, dapprima larga e piena di pozzanghere poi, dopo Spino, un po' più stretta con un fondo non particolarmente comodo: ciotoli su terra, non il massimo con una rigida come la Fargo, figuriamoci con una CX. Anche qui occorre fare attenzione all'attraversamento delle provinciali: solo per arrivare a Pandino ne ho incontrate un paio.
Arrivato nei pressi di Pandino ho abbandonato il canale e ne ho approfittato per visitare questa cittadina ricca di bar, ristoranti e pasticcerie. C'è anche un castello, il secondo in cui mi imbatto in meno di una settimana dopo quello di Bereguardo.
Al ritorno evito la scomoda alzaia: una comoda ciclabile mi porta a Spino, lascio la provincia di Cremona attraversando l'Adda sul nuovo ponte di Bisnate, attraverso con prudenza la Paullese e sono a Zelo. A questo non mi resta che percorrere a ritroso il percorso dell'andata con qualche variante per tornare al punto di partenza: la Stazione delle Biciclette di San Donato.

lunedì 29 ottobre 2012

Bereguardo

La conclusione: gnocchi di castagne al gorgonzola, costine di maiale al peperoncino con verze, sorbetto al mirtillo, caco e pera. Le premesse: da giorni il meteo preannunciava pioggia moderata per la domenica mattina, ma in realtà c'è addirittura un po' di sole, vero però che la temperatura ha subìto una bella discesa di sei-otto gradi rispetto ai giorni precedenti. Per una volta arrivo in anticipo al punto di ritrovo, la piazza dietro il castello di Bereguardo e aspetto i miei soci riscaldandomi al sole.  Eccoli spuntare da dietro la curva con il furgone: sono il Pres e il Vitto, oggi uscita in trio. Pochi minuti e sono pronti a partire. Ci dirigiamo verso il ponte di barche, lo attraversiamo e puntiamo verso Pavia. I ragazzi tengono una bella velocità, il Pres in testa fende l'aria con il suo Krampus dalle ruote da 3", a stargli in scia si risparmia un bel po' di fatica. Lunghi rettilinei nella campagna e ogni tanto qualche scorcio del fiume, poi foro: è una occasione per tirare un po' il fiato. Percorriamo piacevoli tratti un po' più tortuosi e arriviamo a Pavia: attraversiamo il ponte coperto dopo qualche foto di rito e imbocchiamo il lungo fiume. Il tempo continua a essere favorevole ma il sole è ormai un ricordo, il cielo è grigio ma non piove. Un tratto di asfalto ci conduce a Torre d'Isola dove torniamo allo sterrato: una bella discesa ci porta di nuovo al livello del fiume. Comincia a piovere debolmente e a un certo punto torniamo sull'asfalto per arrivare rapidamente a Bereguardo dove ci attende la Mescita con cucina Viscontea con il suo pantagruelico menù. Ora piove con più decisione ma ormai siamo al coperto, al caldo e di fronte a piatti succulenti: la fortuna aiuta gli audaci !

lunedì 22 ottobre 2012

Parco Pineta

Ieri gita con i Torrevilliani nel Parco Pineta. Come sempre un gran numero di partecipanti, una cinquantina, il che rende inevitabilmente l'uscita poco faticosa: ogni tanto una foratura, ieri anche due rotture di catena fanno fermare il gruppone per quella decina di minuti che permette di tirare il fiato, se ce n'è bisogno. C'è tempo per chiacchierare e per disquisire di telai, forcelle, cambi, selle. Percorso classico anche se siamo entrati nel Parco da Lurago Marinone e non dalle piscine di Mozzate come nelle uscite Pro-m, fondo decisamente umido, fango quasi assente, molte radici viscide, abbondanza di funghi e dei relativi raccoglitori. Il Tallboy si conferma ottimo.

lunedì 15 ottobre 2012

Cargo Race: le foto

Oltre a questa
altre foto qui!

lunedì 8 ottobre 2012

Tallboy!!!

Niente Val Cannobina (Minimo Impatto), né Meina-Meina (Pro-m). né Costiera dei Cech (Torrevilla). Dovendo tornare a casa per pranzo opto per un classico anello nel parco del Curone; non so perché finisco sempre per provare le MTB nuove a Montevecchia, unica eccezione l'Evolve che testai sulla salita del monte Bar e sulla discesa dal passo San Lucio in un epica gita di qualche anno fa. L'anello della Panoramica è caratterizzato da salite dure su sterrato ma prive di difficoltà tecniche e discese scorrevoli con qualche tratto leggermente più impegnativo. Sulla salita del Cancello, 130 m di dislivello per un chilometro di lunghezza, realizzo il mio tempo record, meno di 13 minuti a fronte dei 16 con la Dos Niner. Incredibile ! Finita la salita del Cancello salgo ancora verso Deserto dove imbocco a destra la stradina in discesa, incontro McVit che non mi riconosce per via della barba e alcuni Torrevilliani. Curva a gomito e inizia il breve tratto di rocce a lastre angolate di poco rispetto alla direzione di marcia: sembrano tante rotaie del tram affiancate, in quanto tali le affronto sempre con un po' di preoccupazione ma il ragazzo alto se le beve in gran tranquillità. Risalgo fino all'inizio del da tempo interdetto alle MTB e ai cavalli sentiero dei Cipressi; prendo dunque il sentiero che scende a destra, anche questo affrontato altre volte con un minimo di preoccupazione, il primo pezzo mi è sempre parso un po' ripido, non oggi! Il Tallboy raddrizza forse le discese ? In breve supera in successione i due gruppi di case che caratterizzano la valle del Curone:  Galbusera Nera e poi la Galbusera Bianca. Sorpresa! I vecchi ruderi si sono trasformati in condomini. Risalgo un po' fino alla fine del sentiero dei Cipressi e imbocco un tratto di discesa un po' più sconnessa: o l'hanno lisciata o è il Tallboy che la fa sembrare meno impegnativa di quanto ricordavo. La discesa in asfalto mi porta sul fondo della valle del Curone che percorro fino a imboccare la salita del Val Fredda; anche questa salita viene superata senza particolari sforzi. A questo punto mi inerpico su ripide rampe di asfalto fino a Montevecchia alta, percorro la Panoramica e mi rifaccio la salita del Cancello in discesa. Passato il Cancello si continua in discesa più dolce su sterrato e su asfalto, ci do dentro coi pedali. Ancora una piccola salitina, superata di slancio e sono al parcheggio di Lomaniga. Ora alcune considerazioni da ignorante sulla nuova bici. Come disse un vecchio saggio uno dei pregi del Tallboy è il fatto di essere una full da 29" molto leggera e ciò deve avere avuto il suo peso nella prestazione sulla salita del Cancello. A me  è piaciuta anche in discesa anche se il terreno non era particolarmente impegnativo: mi sono trovato subito a mio agio, un po' come sulla Nomad quando la provai qualche anno fa in un Test Day DBS. La trazione in salita non è al livello dell'Evolve e del suo ICT, in compenso mi pare più maneggevole.

lunedì 1 ottobre 2012

Trapianto


Udite, udite: il telaio Dos Niner è stato sostituito con un Santacruz Tallboy: dai primi giretti di prova il trapianto mi pare riuscito. Questa bici contiene reliquie di altre precedenti MTB: il cambio Shimano XT e la sella Fizik Gobi risalgono a una Scapin Geko, le ruote American Classic e la forcella Reba furono montate per la prima volta su una Niner MRC, la mia prima 29". A parte il telaio, l'unico pezzo nuovo è il reggisella Thomson. Pur con una componentistica non proprio aggiornata la bici mi è piaciuta subito ispirandomi una sicurezza che la Dos Niner non mi aveva mai dato. Del resto ho provato la settimana scorsa una MDE Carver: mi è parsa una bici di un altro pianeta rispetto alla vecchia Evolve. Può essere che qualche progresso nella progettazione delle 29" ci sia stato in questi ultimi tre, quattro anni !

martedì 25 settembre 2012

Gisazio

Gisazio, chi era costui ? O meglio dove si trova questo Carneade della topografia ? Si tratta di uno dei borghi toccati dal giro sopra Bellano e Varenna che ho fatto domenica, insieme a Bonzeno, Portone, Pegnono, Perledo (nella foto), Campallo, Regolo e Gittana. L'itinerario, descritto in gran dettaglio nel libro "Mountain bike tra Lecco e Bergamo", si snoda tra salite quasi tutte su asfalto e discese su sterrate e mulattiere all'interno dei boschi che sovrastano la statale 36 e le sue gallerie. Dunque si fatica sulle salite e ci si diverte nelle discese e sulle scalinate dei borghi, ogni tanto si gode di ottime viste sul lago.
Necessaria la traccia GPS, scaricabile nel sito dell'editore del libro: visto che non è così precisa meglio portarsi dietro anche una fotocopia della descrizione dell'itinerario per evitare di mancare la direzione giusta ai numerosi bivi che si presentano lungo in percorso.

lunedì 17 settembre 2012

sabato 18 agosto 2012

Piani d'Artavaggio

Ieri gita in Valsassina, valle di montagne e funivie. Una funivia a Moggio mi permette di raggiungere senza fatica i piani d'Artavaggio. Il tempo in Valsassina è generalmente soleggiato tranne che ai suddetti piani, una nuvola grigia sembra intrappolata tra le cime che circondano la spianata di Artavaggio, non sarà mica una replica della gita del Suvretta Pass ? Certo che si tratti di nuvole destinate a dissolversi nel corso della giornata, mi incammino verso i rifugi Nicola e Cazzaniga Merlini, posti un duecento metri più in alto. Molti escursionisti mi accompagnano nella faticosa salita su una mulattiera all'8% dal fondo sconnesso. In meno di un'ora raggiungo il rifugio Nicola, una breve sosta per cambiare la maglia sudatissima con una asciutta e mi dedico a una piccola esplorazione della zona: mi imbatto in un sentiero che scende a Valtorta e ne seguo un altro che sembra andare in direzione dei piani di Bobbio, che quasi subito diventa non ciclabile.

Torno indietro verso il Cazzaniga Merlini, da qui si intravede un largo sentiero in discesa verso Nord Ovest, chissà se conduce verso valle in maniera ciclabile. Ritorno al rifugio Nicola, mi pare di ricordare che, secondo la mia collega Francesca, audace climber e frequentatrice della zona, si mangi meglio che Cazzaniga Merlini: il menù comunque non è dei più adatti allo sportivo, basti dire che predomina la polenta.
Mi prendo un panino e faccio una lunga sosta all'aperto, arrivano altri biker, il sole va e viene. Nel frattempo la gloriosa Lumix sembra impazzita, non mette a fuoco, quando la spengo rimane con l'obiettivo esteso, continua ad apparire il messaggio "spegnere e riaccendere la fotocamera", insomma pare proprio che anni di scossoni e, temo, la pioggia del Suvretta Pass abbiano avuto la meglio sui suoi delicati meccanismi. Mi rassegno a usare l'iphone per documentare il resto di questa gita. Verso l'una, la maglia che avevo steso sul manubrio si è asciugata e decido di iniziare la discesa verso valle: in un quarto d'ora la mulattiera faticosamente risalita è alle mie spalle, sono di nuovo ai piani d'Artavaggio, il sole splende.

Altre manovre sulla Lumix mi permettono almeno di fare rientrare l'obiettivo nella sua sede: quanto al normale funzionamento, niente da fare. Risalgo in sella e imbocco la lunga mulattiera che porta a valle, bei panorami ma il fondo sconnesso e mosso richiede una certa prudenza, c'è anche la possibilità incontrare qualche veicolo dietro una curva, meglio non esagerare con la velocità: in effetti ho incontrato una Panda 4x4. Non ci si può rilassare e quindi la discesa non è particolarmente divertente, shakerato come un cocktail arrivo alla sbarra che annuncia la strada asfaltata: a sinistra si sale verso Culmine San Pietro, a destra si scende a Moggio. Decido per risalire a Culmine, mi ricordo che, imboccando una sterrata che va verso la bocchetta di Olino dopo qualche centinaio di metri si gode di una bella vista del Resegone. La vista c'è ma offuscata dalla foschia e dal controluce: peccato, giro la bici e torno al Culmine. Non mi resta che scendere verso Moggio su asfalto. Alla sbarra di prima mi fermo a chiedere a due trialisti se conoscono qualche alternativa fuoristradistica per la discesa a Moggio, niente da fare, l'unica che conoscono è una mulattiera da Culmine che avevo già percorso qualche anno fa. La discesa su asfalto è piacevole, con ampie curve e poco traffico arrivo in fondo; un breve tratto in salita e sono nel tranquillo abitato di Moggio; non mi resta che tornare al parcheggio, cambiarmi e caricare la bici in macchina prima di intraprendere il viaggio di ritorno verso la torrida pianura.

giovedì 16 agosto 2012

Castell'Arquato

"E' di Giussano, ma abita a Castell'Arquato nei cui boschi ama allenarsi". Così hanno detto in TV dell'uomo che ha preso la medaglia di bronzo nella gara di MTB alle Olimpiadi, Marco Aurelio Fontana. "Dove sarà precisamente questo Castell'Arquato ?" Google maps mi rivela che si tratta di una piccola cittadina sull'Appennino nella valle del fiume Arda, dalle parti di Fiorenzuola, a circa un'ora di auto da casa mia. Un'altra ricerca in Garmin Connect mi fornisce una traccia GPS che partendo da Fiorenzuola risale la valle dell'Arda, passando per Castell'Arquato e arrivando a monte di una diga, la diga Vernasca, presumibilmente in fuoristrada. Stanco di percorrere la statale 36 alla volta delle prealpi lombarde mi decido per la trasferta appenninica. Caricata la Dos Niner in macchina, mi immetto in autostrada e, come predetto dal Google Maps, in circa un'ora arrivo a destinazione. Un ampio parcheggio deserto mi accoglie, soliti preparativi, accendo il GPS e seguo la traccia. Un primo tratto su asfalto mi permette di fare l'abitudine con il panorama appenninico, fatto di alture morbide e tondeggianti, così diverso da quello prealpino, più spigoloso. Manco un bivio, mi accorgerò in seguito, e proseguo su asfalto, passo di fianco a un cementificio e qui la strada incomincia a salire in maniera avvertibile, dopo un po' avvisto la diga. "Non è possibile che sia tutto su asfalto" mi dico e mi fermo a scrutare lo schermo del GPS, elimino la mappa dettagliata dell'Emilia che rende difficile distinguere la traccia e, sullo sfondo della mappa generica, mi accorgo che effettivamente a un certo punto si doveva passare sull'altro lato del fiume, al summenzionato bivio mancato e guardando bene si nota una sterrata che costeggia l'Arda sull'altro lato della valle. Riprendo a salire e poco dopo incontro una stradina a destra in ripida discesa che mi porta sul fondo della valle e mi permette di rientrare sulla traccia. Qui inizia uno strappo molto duro che porta rapidamente o meglio ripidamente, passando per un gruppetto di case, a una quota ben superiore a quella della diga. Lo strappo toglie il fiato e mi rassegno a salire spingendo la bici a piedi, fortunatamente non è molto lungo e, alla fine della salita, inizia una bella sterrata pressoché pianeggiante che costeggia in quota l'invaso della diga,
molto panoramica, non incontro anima viva, anche se il percorso è attrezzato con panchine e balaustre. Arrivo all'asfalto che in lieve discesa mi riporta alla diga, scendo ancora un po' e prendo la stessa stradina in discesa dell'andata che mi permette di traversare il fiume, poco più di un rigagnolo, e di immettermi sulla sterrata che costeggia il fiume. Ne percorro un tratto, riattraverso il fiume su un ponticello, ancora asfalto, poi all'altezza del cementificio, mi riporto sulla sterrata con un guado dal fondo ciotoloso, un po' di indecisione, mi blocco a metà del guado e metto entrambi i piedi nei dieci centimetri di acqua. Con i piedi bagnati proseguo velocemente fino Lugagnano. non senza avere prima incontrato un gruppo di arcieri intenti a centrare un bersaglio con le loro frecce: come quando incontro dei cacciatori è con un piccolo brivido che mi allontano da loro, lasciandomeli velocemente alle spalle. Un largo ponte  mi fa attraversare per l'ultima volta il fiume e quindi mi immetto su una ciclabile sterrata lungo la quale finalmente incontro tre bikers, gli unici della giornata, non che di auto o pedoni ne abbia incontrati poi tanti. Finisce la sterrata, manca solo qualche chilometro di asfalto per tornare a Castell'Arquato.
Concludendo, bei posti, molto tranquilli e poco frequentati, forse un giro da rifare in un'altra stagione dell'anno, magari in autunno.

martedì 14 agosto 2012

Bisnate

Ieri dalle parti del ponte di Bisnate la portata era così bassa che quasi si poteva guadare l'Adda in bici.

venerdì 10 agosto 2012

La valle che non c'è

Ieri alle Betulle il Pres mi ha portato a vedere la valle che non c'è. Si tratta di una ripida discesa che collega la sterrata che sale nel bosco dall'Alpe Palio alla sterrata della Val Marcia. Dopo una buona pizza alle Betulle, guest star Pippo, l'asino apparso l'altro ieri su Facebook, inforchiamo le nostre bici,

la mia vecchia Evolve e la bici del momento, la Transition Bandit del Pres e rapidamente scendiamo all'Alpe Palio. Qui sulla destra imbocchiamo una ripida pista cementata che si trasforma in una leggermente meno ripida sterrata, 9-10% che facendoci sbuffare e sudare ci conduce all'inizio della discesa della Valle che non c'è: prima affrontiamo un tratto nel bosco poi sbuchiamo all'aperto, di fronte a noi una traccia dritta nel prato, la pendenza di questo tratto è notevole, 25%. Ne percorro il primo tratto a piedi, mi fa una certa impressione, mentre il Pres se la fa tutta in bici; a un certo punto mi pare che la pendenza diminuisca, in sella arrivo in fondo al pratone e immortalo il Pres nella valle che solo lui conosce.

Risaliamo leggermente verso alcuni ruderi e fanno la loro comparsa i rovi e le ortiche che ci accompagneranno fino al fondo valle. Urticati e graffiati raggiungiamo la sterrata che percorre il fondo della Val Marcia, scambiamo una serie di considerazioni politico-filosofiche con alcuni abitanti del luogo sulla scarsa manutenzione dei sentieri e degli alpeggi, sul proliferare della strade agropastorali e sulla loro cementificazione. Ripartiamo sulla sterrata sassosa, raggiungiamo l'asfalto e da qui in pochi minuti raggiungiamo il piazzale della funivia di Margno. Un paio di bibite, il Pres risale in funivia alle Betulle, io carico la bici in macchina e mi dirigo verso Bellano per andare a trovare mio papà.  La superstrada 36 dopo Bellano era stata chiusa in mattinata a causa di un camion che aveva perduto il carico. Ciò ha creato un caos inimmaginabile: già scendere i due km dall'ingresso della SS36 a Bellano ha richiesto molto più tempo del solito a causa dei rallentamenti provocati dagli incroci tra TIR nei tornanti. Terminata la visita al babbo, decido di evitare la superstrada e seguire la panoramica lungo il lago: l'ho percorsa a bassa velocità a causa dei conducenti e dei passeggeri delle auto e dei camion fermi sulla corsia opposta che, usciti dai loro veicoli, stazionavano sulla strada. Una pressoché ininterrotta fila di mezzi sulla corsia opposta mi ha accompagnato fino all'uscita dalla galleria del Monte Barro: poveracci quelli che ci si sono trovati in mezzo!.

domenica 5 agosto 2012

Ghiaia

Che fare di una bici Ciclocross Singlespeed se alla resa dei conti da quando ce l'ho, ho fatto solo due gare di CX, una alla montagnetta di San Siro e una a Villarocca con esiti disastrosi, ultimo e soprattutto faticando come una bestia, il che mi ha fatto capire che il CX Singlespeed è troppo duro per risultare divertente per uno scarso come me ? Trasformarla in una bici da ghiaia (in inglese gravel) adatta a percorrere percorsi pianeggianti fuoristrada che da queste parti abbondano specie lungo le rive dei fiumi Adda, Lambro e Ticino: la ghiaia non manca. Dunque, in attesa di sostituire le gomme da CX con altre magari di maggior volume, per il momento si è dato l'addio ai cantilever, sostituiti da V-brakes (finalmente si frena!) e al manubrio classico sostituito da un piccolo Woodchipper, accoppiato a un attacco Thompson da 25.2 che mi avanzava (finalmente si sta un po' più comodi). Un bel nastro viola per non passare inosservati e il gioco è fatto !

Oggi l'ho provata sulla ciclabile sterrata che collega Rivolta a Boffalora, sul lato cremonese dell'Adda:
45 km a buona velocità, chilometraggio, tempo e temperatura da Trofeo del Giradur, affrontati con un 36/16 fisso, niente male !

sabato 4 agosto 2012

La Colma

Ieri un'altra classica salita degli stradisti brianzoli: la Colma del Piano del Tivano salendo da Canzo.  La Colma è veramente un incrocio speciale: salendo con la BdC si scollina

e si scende verso Nesso (i più tosti se ne andranno verso Bellagio per poi tornare dalle parti di Erba passando per il Ghisallo); con la MTB è più o meno a meta strada nella dorsale del triangolo lariano,

ancora una salita fino all'Alpe della Terra Biotta e poi solo discesa fino a Bellagio; in più è anche il punto di arrivo del tremendo Muro di Sormano, scegliete voi se farlo con la BdC o la MTB.

mercoledì 1 agosto 2012

Ghisallo...

... quello duro, salendo da Bellagio. Parcheggio a Onno e mi dirigo verso Bellagio. Un po' di lago e una dolce ascesa verso il promontorio di Bellagio. Si cambia direzione da nord a sud e la salita si fa ripida, arrivo ai primi tornanti dove avevo rinunciato trent'anni fa, oggi invece ce la faccio, bici più leggera e rapporto veramente corto, 34/30, mi aiutano a superare l'handicap dell'età. Dopo un po', incomincio a intravedere la sommità della alture, l'altimetro mi conforta, arrivo a Civenna perdendo un po' quota. Si riprende a salire, arrivo ai tornanti finali che mi fanno capire che sono quasi arrivato, ancora un rettilineo e ci sono, ce l'ho fatta !

lunedì 30 luglio 2012

Little Albert and the fat tyres

"Non ho ancora pensato alla gita di domenica" diceva il Pres giovedì sera. Ma poi il volto si illumina e spara " Una Mega del Pescone con la Pugsley !" Un po' di post sul forum e ecco la proposta del Freak: Little Albert, un percorso piuttosto ostico che parte dalla capanna Cai e scende ai Tre Alberi passando per una zona di dune sabbiose. "Il Cai di Omegna ci ha lavorato un sacco, hanno tolto tutto, l'hanno spianato, in pratica si mettono i piedi a terra solo in un paio di punti, giusto per non rischiare di rovinare il cambio". E così ci ritroviamo al piazzale della funivia a Stresa domenica mattina presto, un bel gruppo di undici bikers, Alberto, Alice e due loro amici absolute beginners in MTB (affronteranno questo percorso con le bici a noleggio), la bavarese Connie con la sua bellissima Bandit e il resto della banda costituito da uomini di mezza età.
Funivia, un po' di salita e siamo all'inizio della discesa: la giornata è bellissima, panorami quasi svizzeri.

Il Pres ne approfitta per mostrarci che la Pugsley, con le sue gommone, sta addirittura in piedi da sola !

Ripartiamo e notiamo con sollievo che il Frak avevo detto il vero: in effetti il primo tratto è stato lavorato, era caratterizzato da un sentiero con molti sassi che rendevano la guida difficoltosa: i sassi sono spariti, il sentiero si è trasformato in una traccia larga un metro scavata con qualche aggeggio meccanico. Dopo una foratura del Freak raggiungiamo la zona della dune, molto fotogenica.

Superate le dune si procede su un sentiero ripido e aspro, migliorato rispetto a qualche anno fa ma che ci costringe per prudenza a percorrere parecchi tratti a piedi per non incorrere in stupidi capitomboli: i sassi sono duri, forse avendolo percorso più volte si potrebbero ridurre al minimo i tratti a piedi.
Arriviamo ai Tre Alberi, il Freak si esibisce a scopo fotografico con la Pugsley ma è troppo veloce ne esce una fotografia "impressionistica"!

Da qui in avanti le difficoltà diminuiscono sensibilmente, si entra nel bosco e ci si può divertire senza eccessive preoccupazioni. Dopo una sosta per andare a vedere a una cascata

in breve raggiungiamo l'asfalto: ancora una foratura del Freak e siamo sulle rive del lago d'Orta.  Perdiamo di vista il grosso del gruppo e formiamo un gruppetto, Connie, il Freak ed io, che come i velocisti al Tour de France, raggiunge tranquillamente Stresa entro il tempo massimo, in questo caso, per andare a mangiare con gli altri all'Idrovolante.

lunedì 23 luglio 2012

Epic ride!

Finalmente una epic ride! L'epicità inizia dall'orario della sveglia: le cinque del mattino, l'appuntamento è alle sette in viale Certosa. Tra colazione, abluzioni e scelte dell'ultimo minuto sul vestiario, provvidenziali come vedremo più avanti alle sei e mezza sono seduto in auto. Alle sette raggiungo viale Certosa e riesco a lasciare giù la macchina al parcheggio del Burger King: l'Evolve viene caricata sul furgone del Pres e il sottoscritto sulla Citroen di Diego. Tra chiacchiere varie di argomento prevalentemente ciclistico, il tempo vola e siamo già a Chiavenna dove ci aspetta Sabrina; ci inerpichiamo in val Bregaglia, passiamo il confine, affrontiamo i tornanti del Maloia e finalmente sbuchiamo sull'altopiano di Saint Moritz, tra panorami sempre più belli: dopo un po' che non la si visita l'Engadina fa un gran bel effetto. Al parcheggio di Celerina, ci prepariamo alla partenza: un gruppo salirà i 1200 m in bici, altri tra cui il sottoscritto sfrutteranno la cremagliera da St.Moritz  per risparmiare mille metri di pedalata. Non fa caldo, e mi copro abbastanza, quattro strati con ancora una maglia e un giacchino antivento nel zaino; scelgo i guanti invernali e mi porto pure un cappellino da ciclista e un passamontagna: nuvole minacciose sembrano impigliate nelle montagne che sono la nostra meta. Partiamo e, sorpresa, si deve risalire da Celerina fino St. Moritz: mi sembra di essere troppo coperto e ho decisamente caldo. Comprati i biglietti ci sistemiamo sul trenino a cremagliera, una breve attesa e si parte. Dopo avere cambiato treno a metà percorso in pochi minuti siamo alla stazione di arrivo. Panorama fantastico quasi irreale nella sua bellezza. Si parte spingendo la bici su ripide rampe e incominciamo a essere sferzati a tratti da raffiche di vento che trasportano goccioline di pioggia ghiacciata: in fondo non ero troppo coperto. Comunque in questa fase di ascesa ogni tanto fa capolino il sole. Inizia il tratto a mezza costa che ci porterà al passo Suvretta: la pioggia ghiacciata ci colpisce ma non ci bagna. Arrivati al passo ci fermiamo, questo è il punto di ritrovo con i pedalatori. Non fa caldo, mi metto la maglia a maniche lunghe e collo alto, l'antivento e il passamontagna. Il Pres sfida impavido i rigori del clima montano, ma dopo un po' il Prof suggerisce di scendere di quota per trovare una sosta più riparata dal vento e magari al sole. Inizia una bellissima discesa, mai stressante, mai troppo ripida, mai troppo tecnica ma comunque abbastanza difficile per non essere banale. Le marmotte fischiano, una altra sosta presso un ponticello: qui incontriamo un gruppetto di tre ragazze ognuna in sella alla sua BMC, svizzere su bici svizzera, che percorrono senza affanno il nostro itinerario in salita. Ancora un po' single track con tornantini bellissimi e raggiungiamo al fondo della valle. Qui parte una rapida stradina bianca e inizia anche a piovere a dirotto: nonostante ciò mi diverto come un pazzo a seguire i miei compagni di gita senza rimanere indietro come mio solito: si viaggia intorno ai trenta all'ora con il 44 innestato. Ben presto siamo fradici e coperti di sabbia umida, raggiungiamo l'asfalto e in breve siamo di nuovo al parcheggio. Non ci resta che aspettare il secondo gruppo: dopo una mezz'oretta arrivano stravolti e assiderati: si sono presi la pioggia per un tratto assai più lungo ma comunque sembrano contenti. Da bravi italiani creiamo una bella confusione di biciclette, zaini, panni bagnati.
Sul ritorno a Milano stendo un velo pietoso; lunghe code ci hanno afflitto a Colico, Lecco, Monza: infinita riconoscenza a Diego che mi ha portato avanti e indietro da Milano a St.Moritz.


venerdì 20 luglio 2012

alfa e omega

Stessa maglia, stessa bici e anche gli occhiali sono uguali ma uno è arrivato primo in 45 minuti, l'altro, ultimo nel doppio del tempo , un'ora e mezza. Quando ? Ieri, alla cronoscalata Rovenna-Bisbino organizzata dal gruppo Prima Traccia.

lunedì 16 luglio 2012

Onno

Dopo un piccolo prologo sabato, dalle parti di Bellano, ieri mi sono cimentato nell'anello del Ghisallino, cioè il Ghisallo da Canzo, la discesa verso Bellagio, il lungo lago fino a Onno, la risalita a Valbrona. Come sempre timoroso di scoppiare a metà strada mi avvio tranquillamente lungo le sponde del lago del Segrino dove avevo parcheggiato l'auto. Mi immetto sulla provinciale e inizia un fenomeno allarmante che mi accompagnerà per tutta la giornata: vengo superato in continuazione da ciclisti che vanno al doppio della mia velocità, alcuni un po' più lenti ma in MTB. Tra Canzo e Asso lavori stradali creano una coda di auto e incasinano la vita al ciclista. Inizia la salita, passo il bivio per Valbrona, la galleria, il bivio per la Colma: ci siamo, inizia la dolce ascesa verso Magreglio. A Barni entro nel paese per evitare il noioso drittone, un po' di acciottolato, poi alcuni ripidi tornanti mi riportano alla strada principale, alle porte di Magreglio. Il Ghisallo è fatto, sosta e foto di rito. Giù per il primo tratto di discesa fino a Civenna poi un po' di salitina e quindi la discesa finale con panorami spettacolari e ripidi tornanti. Dalle facce di quelli che salgono la pendenza sembra notevole, mi chiedo se ce la potrei fare e con che bici: di certo con la Dos Niner e la Fargo, con la BdC non saprei: in ogni caso strisciando come una lumaca. Alla fine del ripido prendo a destra e scendo al livello del lago, su una stretta strada incavata a tratti nella roccia scoscesa raggiungo Onno e le sue spiagge. Lunga sosta, mi rifocillo con gli "zuccheri" come dicono i telecronisti del Tour de France, mi concentro e parto per la salita verso Valbrona che percorro interamente a velocità di stallo: 6 km/h. Finalmente, dopo qualche chilometro, la strada spiana, a Valbrona sosta a una fontana, a pedale naturalmente. Giù in discesa verso il bivio dove a causa dei lavori sono costretto a risalire un po', passo di nuovo la galleria e prendo la deviazione a sinistra che mi immette nella stradetta in discesa a tornantini che porta nell'abitato di Asso, un po' di pavé e poi di nuovo lo stradone, passo allegramente Canzo e mi immetto finalmente sulla sponda all'ombra del lago del Segrino. Pedalando tranquillamente raggiungo l'auto.

lunedì 9 luglio 2012

Il primo, il secondo e ...

Il primo (Marcello di Ciclistica)
Il secondo (il "Tacconi")
e quello che sarebbe arrivato secondo o magari primo se non avesse sbagliato strada (il Pigi)!

Ieri il rifugio Martina sulle falde del Monte San Primo è stato il traguardo della coppa Tre Zone. Partiti dal Vigorelli verso le otto, una gruppo di assatanati assetati di salita si sono diretti verso Erba, sono saliti al Segrino, poi Asso, Onno, Bellagio, poi SuperGhisallo fino a Monte San Primo e "dulcis in fundo" un po' di sterrato e rampe in cemento su fino all'ingresso del rifugio.
Allettato dal panorama, si vedono contemporaneamente i tre rami del lago di Como, e dalla prospettiva del pranzo in compagnia me ne sono andato in auto fino a Piano Rancio e con la mia Dos Niner ho affrontato in tutta tranquillità il dislivello di 250 m che mi separava dal rifugio. A qualche centinaio di metri dall'arrivo mi fermo su una curva a prendere fiato e vedo spuntare un ciclista scalzo con la bici in spalla e le scarpe in mano, è Marcello di Ciclistica. "Sei il primo ?" chiedo. "Si, dietro di me c'è il Pigi!" risponde e prosegue di buon passo verso il traguardo. Poco dopo intravedo una coppia di ciclisti appiedati, spingono la bici sulla rampa più dura: alla fine della rampa saltano in sella e partono a razzo. Il "Fulgenzio Tacconi", questo il nome della sua squadra, supera l'altro biker e a tutta velocità, si fa per dire vista la pendenza, divora la rampa. Pare che Marcello, a pochi metri dal traguardo, abbia dovuto fare uno scatto felino e sprintare con la bici in spalla per mantenere la prima posizione: alla fine dopo ottanta km e 1200 m di dislivello primo e secondo sono stati separati solo da un paio di metri. Arrivano altri bikers e finalmente dopo qualche minuto arriva il Pigi: ingannato dalle istruzioni ricevute, "imboccate una strada chiusa da una sbarra",  al parcheggio di Monte San Primo dove finisce l'asfalto, vede una stradina con una sbarra, la imbocca e in pratica finisce sulle rampe cementate che conducono alla fattoria dove termina la discesa dall'Alpe della Terra Biotta. Questa breve deviazione è sufficiente a fargli perdere qualche posizione nell'ordine di arrivo. Dopo di lui, alla spicciolata nel giro di un'ora arrivano anche gli altri partecipanti; si sentono racconti di forature, di errori di percorso, di tattiche degne del Tour de France. Un po' di riposo sul prato antistante il rifugio, foto di gruppo e poi a tavola: polenta, birra, vino, salumi, stinco, salamelle e brasato, la dieta ideale dello sportivo. Alla fine la premiazione: Marcello di Ciclistica riceve il premio per il primo arrivato: una Coppa nel senso del salume naturalmente!
Altre foto, che meglio delle mie parole, fanno rivivere la giornata qui
Prossimamente, per gli amanti del genere, cronoscalata del Bisbino

domenica 1 luglio 2012

Monza

Non ci crederete ma ci sono più chilometri da San Donato a Monza (35) che da Monza a Como o meglio Montorfano (25), giro fatto qualche settimana fa. Oggi immerso nella gran calura ho voluto scoprire come si potrebbe andare da San Donato a Como senza passare da Milano. Il problema è raggiungere Monza:  un po' seguendo le indicazioni dei cartelli, un po' scrutando il visore del GPS, oggi ho messo insieme questo itinerario: San Donato, Peschiera, Segrate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Brugherio, Monza. Arrivato a Monza attraverso il centro della città e raggiungo la villa Reale: da qui in avanti il percorso per Montorfano mi è noto. Completato il mio task esplorativo entro nel parco dove la vegetazione rigogliosa garantisce un certo refrigerio. Costeggiando il Lambro arrivo fino a un cancello nei pressi della curva di Lesmo, qui faccio dietrofront percorro ancora le stradine interne del parco poi mi metto a seguire a ritroso la traccia appena registrata sul GPS. Il parco è bello, il centro di Monza anche ma il tratto di interland tra Monza e San Donato non è granchè come paesaggio. E' mezzogiorno e il caldo è veramente notevole: finché si pedala è assicurato lo scambio termico ma quando mi fermo ai semafori (strano, diventano rossi non appena mi avvicino) la situazione è abbastanza drammatica. Dunque deviazione d'obbligo all'interno dell'Idroscalo dove tra gli sguardi sorpresi dei "bagnanti" mi fiondo vestito da ciclista sotto una doccia. Rifrancato o meglio refrigerato riparto alla volta di San Donato che raggiungo abbastanza rapidamente. Concludendo, si può andare a trovare zia  e cugine a Montorfano in bicicletta ? Si, ma il percorso diventa ciclisticamente piacevole solo dopo Giussano, dove più o meno dalle parti di Brenna inizia un tratto di piacevoli saliscendi. In ogni caso arrivati a Monza si è già a meta dell'opera: alla mia tranquilla andatura in tre ore e mezza ce la si può fare.

domenica 17 giugno 2012

Girovagando al Pian delle Betulle

I dati del GPS parlano chiaro: 488 m di salita, 1220 m di discesa, oggi dopo tanto tempo (un anno ?) sono andato veramente in mountain bike. Teatro della rentreé il pian delle Betulle con la sua deliziosa funivia. Carico sul mio GPS cinque tracce dal sito Pro-m: un paio relative alla Val Marcia, e tre discese, il sentiero 1, la Foppa e l'Alpe Bess. Alle dieci meno dieci sono nel piazzale della funivia a Margno e riesco a prendere quella delle dieci. Una volta su, seleziono la traccia della Val Marcia: scendo all'alpe Palio e inizio la salita di duecento metri su una larga mulattiera che percorro a velocità di lumaca (ho letto anche un 2.8 km/h sul GPS) fino alla fine dove mi pare di intravvedere l'inizio della discesa: sembra ripida e non mi ci avventuro. Giro la bici e rapidamente riguadagno l'Alpe Palio. In compagnia di numerosi gitanti risalgo al Pian delle Betulle, dove mi faccio un panino wurstel e crauti con senape alla baracca nei pressi del laghetto: l'ideale per fare ulteriori sforzi dopo pranzo. Seleziono la traccia Alpe Bess e raggiungo l'alpeggio dove rivedo il ripido pratone che qualche anno fa avevo percorso con una C'dale Prophet, in occasione della mia precedente visita al Pian delle Betulle. Anche qui niente rischi oggi, torno sui miei passi e percorro per breve tratto la salita che conduce in val Biandino: qui incontro gli unici biker della giornata, loro proseguono con l'obiettivo di un lauto pasto a un rifugio più avanti. Torno alle Betulle, mi metto i guanti, stringo i legacci dello zaino, abbasso il reggisella telescopico e mi "butto" giù per il sentiero 1, la via più semplice per tornare a Margno. Un'unica lunga frenata su una pendenza troppo alta per essere divertente con una Evolve; all'inizio fondo a tratti cementato, acciottolato o sterrato con pietre mosse su una carreggiata larga poi il sentiero si stringe e le gambe sfiorano le rigogliose ortiche cresciute ai margini; il sentiero torna poi mulattiera cementata e sono subito a Margno. Mi fanno male le dita dal gran frenare ma sono comunque soddisfatto: con un aiuto meccanico posso ancora salire in alto, fare un po' di salita a pedale e affrontare una ripida discesa.

lunedì 11 giugno 2012

Aggiornamento


Mi è stato fatto notare che è un po' che non aggiungo post a questo blog: non è che non vada più in bicicletta ma è parecchio che non salgo su una mountain bike. In questo mese e mezzo ho usato spesso la Fargo per andare in ufficio, due o tre volte alla settimana e ho fatto dei giri con la bdc. In un giretto dalle parti di Bellano verso Colico in scia a un gruppo di assatanati ho fatto qualche chilometro a 40 all'ora. Ho fatto anche una Macherio -Montorfano esplorativa che mi ha portato a percorrere un bel tratto di saliscendi su una parallela della statale 36, durante la quale mi sono imbattuto in un paio di gare tra cui una di ragazzi piuttosto giovani ma con bici da ricco manager. In generale in questo periodo il meteo è stato particolarmente malevolo nel senso che a fronte di previsioni pessime poi il tempo non si dimostrava così cattivo: in questo caso al mattino presto si vede il brutto e si rinuncia e poi magari esce il sole, ma è troppo tardi e quindi ne segue una grande frustrazione; in ogni caso si sa, in questi casi per cogliere le opportunità, la giusta strategia sarebbe di recarsi in loco e poi decidere. Per la minaccia del cattivo tempo ho rinunciato ad esempio alla gita di Brusson, prima Epic Ride di Pro-m e alla notturna ai Piani di Artavaggio organizzata dai Torrevilliani. Quando poi usciva il sole, last minute, non ho potuto fare altro che inforcare la bdc e fare un classico giro di pianura nelle campagne del sud Milano, che in questo periodo dell'anno non sono male.

giovedì 26 aprile 2012

Adda

La torre a Rivolta d'Adda
L'inizio del canale Vacchelli
I ciotoli sulla riva del fiume

Ieri pomeriggio un giro lungo le rive dell'Adda. Lasciata l'auto a Spino presso il canale Vacchelli mi dirigo verso Rivolta lungo la strada asfaltata (noioso rettilineo di otto chilometri), attraverso il centro di Rivolta con torre e chiesa inaspettate, raggiungo il fiume nei pressi del parco della preistoria e mi immetto sulla ciclabile sterrata in direzione Spino: non un percorso memorabile, era meglio in autunno, in questa stagione la vegetazione quasi nasconde il fiume che pure è proprio vicino. A un certo punto un cartello "Fattoria Didattica Divieto Assoluto di Accesso" costringe a piegare a sinistra e ad allontanarsi dal fiume. Più avanti quasi in vista del Vacchelli, piego a destra, torno sulla riva del fiume e giungo al punto di presa del canale. Sosta fotografica.
Ripartito, percorro il Vacchelli per un po', poi giro destra in direzione della Paullese, la raggiungo e piegando ancora a destra torno sul fiume. Ancora a destra, tramite un ponticello, si entra nel pezzo migliore del percorso, una lingua di terra tra due tratti di fiume. A un certo punto il braccio di destra si esaurisce, c'è una piccola collinetta con ripide pareti su cui spiccano tracce di discese, potrei utilizzarla per riprendere confidenza con le discese ripide. Ancora un po' e sono di nuovo al Vacchelli ma sull'altra sponda. Altre foto. Ieri era possibile attraversare un cancello normalmente chiuso, ne approfitto e sono di nuovo sull'alzaia. Pochi chilometri tra gigantesche pozzanghere e sono di nuovo all'auto.

Talvolta...



...gli alberi crescono in posti strani ! Visto ieri all'inizio del canale Vacchelli sull'Adda.

martedì 10 aprile 2012

Pasqua Singlespeed

Pasqua e Pasquetta Singlespeed. A Pasqua, complice l'invito da mia zia a Montorfano, piccolo giro nei territori del Gatto: un anello Cascinazza-Grillo-Pelada-Fecchio-Verzago-Cascinazza, con saliscendi moderati e solo qualche decina di metri in salita spingendo la bici a piedi. Pasquetta dalle parti di Canonica con la possibilità non verificatasi di imbattermi in un gruppo di singlespeeders brianzoli che si erano dati appuntamento per il classico giro del Rio Pegorino. Sottolineo imbattermi, meglio se per l'aperitivo promesso a fine giro, lungi da me l'idea di aggregarmi a loro fin dall'inizio data la mia velocità bradipesca. Qui sulle rive del Lambro le salite un po' più dure e lunghe mi hanno costretto a spingere la bici in salita a piedi un po' di più del giorno precedente e faceva decisamente freddo.
Per me la Singlespeed per lungo tempo è stata confinata a un utilizzo in percorsi pianeggianti tipo quelli che si incontrano lungo le rive dei fiumi, con al massimo qualche strappo isolato e corto ed è con un certo timore reverenziale che affronto senza cambio percorsi che non siano dei piattoni. Ogni volta è per me una sorpresa riuscire a percorrere le salite con un rapporto che, per quanto corto in termini SS (32/22) è assai più lungo di quello che userei con una bici geared. Morale: dopo ogni uscita in SS mi chiedo se non ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui uso il cambio.

lunedì 19 marzo 2012

Parco delle Groane


Ieri gita nel parco delle Groane con gli escursionisti di Torrevilla, in pieno territorio Minimo Impatto. Appuntamento alle 8 a Ceriano Laghetto, partenza alle 8.30: il gruppo come sempre numeroso, una trentina di ciclisti, si dirige verso sud, la meta è il Castellazzo di Bollate, dove becchiamo un po' di pioggia. I pantaloni lunghi mi riparano dal freddo ma anche dai rovi, ho visto un po' di gambe graffiate, l'andatura è tranquilla. Da notare tra l'altro: due lama nel senso degli animali andini in un prato dalle parti di Garbagnate, un paio di ripidi pannettoni dove mettere alla prova la propria tecnica in salita e discesa e l'irascibilità dei podisti nei confronti dei ciclisti.
Il presidente dei Torrevilliani munito di una fiammante KTM in carbonio da 29"e l'interesse suscitato dalla Dos Niner, negli anni passati mi guardavano con commiserazione, mi sembrano una prova del fatto che le 29" ormai hanno sfondato. Un susseguirsi di boschetti, pinete, stagni e forature ci riporta a mezzogiorno e mezzo alle auto. Segue il classico "terzo tempo" torrevilliano a base di panini al salame, Coca Cola o Bonarda, una fetta di torta; un caffè al bar e la simpatica compagnia si scioglie. Prossima gita il giro dei laghi della Brianza.