lunedì 30 luglio 2012

Little Albert and the fat tyres

"Non ho ancora pensato alla gita di domenica" diceva il Pres giovedì sera. Ma poi il volto si illumina e spara " Una Mega del Pescone con la Pugsley !" Un po' di post sul forum e ecco la proposta del Freak: Little Albert, un percorso piuttosto ostico che parte dalla capanna Cai e scende ai Tre Alberi passando per una zona di dune sabbiose. "Il Cai di Omegna ci ha lavorato un sacco, hanno tolto tutto, l'hanno spianato, in pratica si mettono i piedi a terra solo in un paio di punti, giusto per non rischiare di rovinare il cambio". E così ci ritroviamo al piazzale della funivia a Stresa domenica mattina presto, un bel gruppo di undici bikers, Alberto, Alice e due loro amici absolute beginners in MTB (affronteranno questo percorso con le bici a noleggio), la bavarese Connie con la sua bellissima Bandit e il resto della banda costituito da uomini di mezza età.
Funivia, un po' di salita e siamo all'inizio della discesa: la giornata è bellissima, panorami quasi svizzeri.

Il Pres ne approfitta per mostrarci che la Pugsley, con le sue gommone, sta addirittura in piedi da sola !

Ripartiamo e notiamo con sollievo che il Frak avevo detto il vero: in effetti il primo tratto è stato lavorato, era caratterizzato da un sentiero con molti sassi che rendevano la guida difficoltosa: i sassi sono spariti, il sentiero si è trasformato in una traccia larga un metro scavata con qualche aggeggio meccanico. Dopo una foratura del Freak raggiungiamo la zona della dune, molto fotogenica.

Superate le dune si procede su un sentiero ripido e aspro, migliorato rispetto a qualche anno fa ma che ci costringe per prudenza a percorrere parecchi tratti a piedi per non incorrere in stupidi capitomboli: i sassi sono duri, forse avendolo percorso più volte si potrebbero ridurre al minimo i tratti a piedi.
Arriviamo ai Tre Alberi, il Freak si esibisce a scopo fotografico con la Pugsley ma è troppo veloce ne esce una fotografia "impressionistica"!

Da qui in avanti le difficoltà diminuiscono sensibilmente, si entra nel bosco e ci si può divertire senza eccessive preoccupazioni. Dopo una sosta per andare a vedere a una cascata

in breve raggiungiamo l'asfalto: ancora una foratura del Freak e siamo sulle rive del lago d'Orta.  Perdiamo di vista il grosso del gruppo e formiamo un gruppetto, Connie, il Freak ed io, che come i velocisti al Tour de France, raggiunge tranquillamente Stresa entro il tempo massimo, in questo caso, per andare a mangiare con gli altri all'Idrovolante.

lunedì 23 luglio 2012

Epic ride!

Finalmente una epic ride! L'epicità inizia dall'orario della sveglia: le cinque del mattino, l'appuntamento è alle sette in viale Certosa. Tra colazione, abluzioni e scelte dell'ultimo minuto sul vestiario, provvidenziali come vedremo più avanti alle sei e mezza sono seduto in auto. Alle sette raggiungo viale Certosa e riesco a lasciare giù la macchina al parcheggio del Burger King: l'Evolve viene caricata sul furgone del Pres e il sottoscritto sulla Citroen di Diego. Tra chiacchiere varie di argomento prevalentemente ciclistico, il tempo vola e siamo già a Chiavenna dove ci aspetta Sabrina; ci inerpichiamo in val Bregaglia, passiamo il confine, affrontiamo i tornanti del Maloia e finalmente sbuchiamo sull'altopiano di Saint Moritz, tra panorami sempre più belli: dopo un po' che non la si visita l'Engadina fa un gran bel effetto. Al parcheggio di Celerina, ci prepariamo alla partenza: un gruppo salirà i 1200 m in bici, altri tra cui il sottoscritto sfrutteranno la cremagliera da St.Moritz  per risparmiare mille metri di pedalata. Non fa caldo, e mi copro abbastanza, quattro strati con ancora una maglia e un giacchino antivento nel zaino; scelgo i guanti invernali e mi porto pure un cappellino da ciclista e un passamontagna: nuvole minacciose sembrano impigliate nelle montagne che sono la nostra meta. Partiamo e, sorpresa, si deve risalire da Celerina fino St. Moritz: mi sembra di essere troppo coperto e ho decisamente caldo. Comprati i biglietti ci sistemiamo sul trenino a cremagliera, una breve attesa e si parte. Dopo avere cambiato treno a metà percorso in pochi minuti siamo alla stazione di arrivo. Panorama fantastico quasi irreale nella sua bellezza. Si parte spingendo la bici su ripide rampe e incominciamo a essere sferzati a tratti da raffiche di vento che trasportano goccioline di pioggia ghiacciata: in fondo non ero troppo coperto. Comunque in questa fase di ascesa ogni tanto fa capolino il sole. Inizia il tratto a mezza costa che ci porterà al passo Suvretta: la pioggia ghiacciata ci colpisce ma non ci bagna. Arrivati al passo ci fermiamo, questo è il punto di ritrovo con i pedalatori. Non fa caldo, mi metto la maglia a maniche lunghe e collo alto, l'antivento e il passamontagna. Il Pres sfida impavido i rigori del clima montano, ma dopo un po' il Prof suggerisce di scendere di quota per trovare una sosta più riparata dal vento e magari al sole. Inizia una bellissima discesa, mai stressante, mai troppo ripida, mai troppo tecnica ma comunque abbastanza difficile per non essere banale. Le marmotte fischiano, una altra sosta presso un ponticello: qui incontriamo un gruppetto di tre ragazze ognuna in sella alla sua BMC, svizzere su bici svizzera, che percorrono senza affanno il nostro itinerario in salita. Ancora un po' single track con tornantini bellissimi e raggiungiamo al fondo della valle. Qui parte una rapida stradina bianca e inizia anche a piovere a dirotto: nonostante ciò mi diverto come un pazzo a seguire i miei compagni di gita senza rimanere indietro come mio solito: si viaggia intorno ai trenta all'ora con il 44 innestato. Ben presto siamo fradici e coperti di sabbia umida, raggiungiamo l'asfalto e in breve siamo di nuovo al parcheggio. Non ci resta che aspettare il secondo gruppo: dopo una mezz'oretta arrivano stravolti e assiderati: si sono presi la pioggia per un tratto assai più lungo ma comunque sembrano contenti. Da bravi italiani creiamo una bella confusione di biciclette, zaini, panni bagnati.
Sul ritorno a Milano stendo un velo pietoso; lunghe code ci hanno afflitto a Colico, Lecco, Monza: infinita riconoscenza a Diego che mi ha portato avanti e indietro da Milano a St.Moritz.


venerdì 20 luglio 2012

alfa e omega

Stessa maglia, stessa bici e anche gli occhiali sono uguali ma uno è arrivato primo in 45 minuti, l'altro, ultimo nel doppio del tempo , un'ora e mezza. Quando ? Ieri, alla cronoscalata Rovenna-Bisbino organizzata dal gruppo Prima Traccia.

lunedì 16 luglio 2012

Onno

Dopo un piccolo prologo sabato, dalle parti di Bellano, ieri mi sono cimentato nell'anello del Ghisallino, cioè il Ghisallo da Canzo, la discesa verso Bellagio, il lungo lago fino a Onno, la risalita a Valbrona. Come sempre timoroso di scoppiare a metà strada mi avvio tranquillamente lungo le sponde del lago del Segrino dove avevo parcheggiato l'auto. Mi immetto sulla provinciale e inizia un fenomeno allarmante che mi accompagnerà per tutta la giornata: vengo superato in continuazione da ciclisti che vanno al doppio della mia velocità, alcuni un po' più lenti ma in MTB. Tra Canzo e Asso lavori stradali creano una coda di auto e incasinano la vita al ciclista. Inizia la salita, passo il bivio per Valbrona, la galleria, il bivio per la Colma: ci siamo, inizia la dolce ascesa verso Magreglio. A Barni entro nel paese per evitare il noioso drittone, un po' di acciottolato, poi alcuni ripidi tornanti mi riportano alla strada principale, alle porte di Magreglio. Il Ghisallo è fatto, sosta e foto di rito. Giù per il primo tratto di discesa fino a Civenna poi un po' di salitina e quindi la discesa finale con panorami spettacolari e ripidi tornanti. Dalle facce di quelli che salgono la pendenza sembra notevole, mi chiedo se ce la potrei fare e con che bici: di certo con la Dos Niner e la Fargo, con la BdC non saprei: in ogni caso strisciando come una lumaca. Alla fine del ripido prendo a destra e scendo al livello del lago, su una stretta strada incavata a tratti nella roccia scoscesa raggiungo Onno e le sue spiagge. Lunga sosta, mi rifocillo con gli "zuccheri" come dicono i telecronisti del Tour de France, mi concentro e parto per la salita verso Valbrona che percorro interamente a velocità di stallo: 6 km/h. Finalmente, dopo qualche chilometro, la strada spiana, a Valbrona sosta a una fontana, a pedale naturalmente. Giù in discesa verso il bivio dove a causa dei lavori sono costretto a risalire un po', passo di nuovo la galleria e prendo la deviazione a sinistra che mi immette nella stradetta in discesa a tornantini che porta nell'abitato di Asso, un po' di pavé e poi di nuovo lo stradone, passo allegramente Canzo e mi immetto finalmente sulla sponda all'ombra del lago del Segrino. Pedalando tranquillamente raggiungo l'auto.

lunedì 9 luglio 2012

Il primo, il secondo e ...

Il primo (Marcello di Ciclistica)
Il secondo (il "Tacconi")
e quello che sarebbe arrivato secondo o magari primo se non avesse sbagliato strada (il Pigi)!

Ieri il rifugio Martina sulle falde del Monte San Primo è stato il traguardo della coppa Tre Zone. Partiti dal Vigorelli verso le otto, una gruppo di assatanati assetati di salita si sono diretti verso Erba, sono saliti al Segrino, poi Asso, Onno, Bellagio, poi SuperGhisallo fino a Monte San Primo e "dulcis in fundo" un po' di sterrato e rampe in cemento su fino all'ingresso del rifugio.
Allettato dal panorama, si vedono contemporaneamente i tre rami del lago di Como, e dalla prospettiva del pranzo in compagnia me ne sono andato in auto fino a Piano Rancio e con la mia Dos Niner ho affrontato in tutta tranquillità il dislivello di 250 m che mi separava dal rifugio. A qualche centinaio di metri dall'arrivo mi fermo su una curva a prendere fiato e vedo spuntare un ciclista scalzo con la bici in spalla e le scarpe in mano, è Marcello di Ciclistica. "Sei il primo ?" chiedo. "Si, dietro di me c'è il Pigi!" risponde e prosegue di buon passo verso il traguardo. Poco dopo intravedo una coppia di ciclisti appiedati, spingono la bici sulla rampa più dura: alla fine della rampa saltano in sella e partono a razzo. Il "Fulgenzio Tacconi", questo il nome della sua squadra, supera l'altro biker e a tutta velocità, si fa per dire vista la pendenza, divora la rampa. Pare che Marcello, a pochi metri dal traguardo, abbia dovuto fare uno scatto felino e sprintare con la bici in spalla per mantenere la prima posizione: alla fine dopo ottanta km e 1200 m di dislivello primo e secondo sono stati separati solo da un paio di metri. Arrivano altri bikers e finalmente dopo qualche minuto arriva il Pigi: ingannato dalle istruzioni ricevute, "imboccate una strada chiusa da una sbarra",  al parcheggio di Monte San Primo dove finisce l'asfalto, vede una stradina con una sbarra, la imbocca e in pratica finisce sulle rampe cementate che conducono alla fattoria dove termina la discesa dall'Alpe della Terra Biotta. Questa breve deviazione è sufficiente a fargli perdere qualche posizione nell'ordine di arrivo. Dopo di lui, alla spicciolata nel giro di un'ora arrivano anche gli altri partecipanti; si sentono racconti di forature, di errori di percorso, di tattiche degne del Tour de France. Un po' di riposo sul prato antistante il rifugio, foto di gruppo e poi a tavola: polenta, birra, vino, salumi, stinco, salamelle e brasato, la dieta ideale dello sportivo. Alla fine la premiazione: Marcello di Ciclistica riceve il premio per il primo arrivato: una Coppa nel senso del salume naturalmente!
Altre foto, che meglio delle mie parole, fanno rivivere la giornata qui
Prossimamente, per gli amanti del genere, cronoscalata del Bisbino

domenica 1 luglio 2012

Monza

Non ci crederete ma ci sono più chilometri da San Donato a Monza (35) che da Monza a Como o meglio Montorfano (25), giro fatto qualche settimana fa. Oggi immerso nella gran calura ho voluto scoprire come si potrebbe andare da San Donato a Como senza passare da Milano. Il problema è raggiungere Monza:  un po' seguendo le indicazioni dei cartelli, un po' scrutando il visore del GPS, oggi ho messo insieme questo itinerario: San Donato, Peschiera, Segrate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Brugherio, Monza. Arrivato a Monza attraverso il centro della città e raggiungo la villa Reale: da qui in avanti il percorso per Montorfano mi è noto. Completato il mio task esplorativo entro nel parco dove la vegetazione rigogliosa garantisce un certo refrigerio. Costeggiando il Lambro arrivo fino a un cancello nei pressi della curva di Lesmo, qui faccio dietrofront percorro ancora le stradine interne del parco poi mi metto a seguire a ritroso la traccia appena registrata sul GPS. Il parco è bello, il centro di Monza anche ma il tratto di interland tra Monza e San Donato non è granchè come paesaggio. E' mezzogiorno e il caldo è veramente notevole: finché si pedala è assicurato lo scambio termico ma quando mi fermo ai semafori (strano, diventano rossi non appena mi avvicino) la situazione è abbastanza drammatica. Dunque deviazione d'obbligo all'interno dell'Idroscalo dove tra gli sguardi sorpresi dei "bagnanti" mi fiondo vestito da ciclista sotto una doccia. Rifrancato o meglio refrigerato riparto alla volta di San Donato che raggiungo abbastanza rapidamente. Concludendo, si può andare a trovare zia  e cugine a Montorfano in bicicletta ? Si, ma il percorso diventa ciclisticamente piacevole solo dopo Giussano, dove più o meno dalle parti di Brenna inizia un tratto di piacevoli saliscendi. In ogni caso arrivati a Monza si è già a meta dell'opera: alla mia tranquilla andatura in tre ore e mezza ce la si può fare.