sabato 18 agosto 2012

Piani d'Artavaggio

Ieri gita in Valsassina, valle di montagne e funivie. Una funivia a Moggio mi permette di raggiungere senza fatica i piani d'Artavaggio. Il tempo in Valsassina è generalmente soleggiato tranne che ai suddetti piani, una nuvola grigia sembra intrappolata tra le cime che circondano la spianata di Artavaggio, non sarà mica una replica della gita del Suvretta Pass ? Certo che si tratti di nuvole destinate a dissolversi nel corso della giornata, mi incammino verso i rifugi Nicola e Cazzaniga Merlini, posti un duecento metri più in alto. Molti escursionisti mi accompagnano nella faticosa salita su una mulattiera all'8% dal fondo sconnesso. In meno di un'ora raggiungo il rifugio Nicola, una breve sosta per cambiare la maglia sudatissima con una asciutta e mi dedico a una piccola esplorazione della zona: mi imbatto in un sentiero che scende a Valtorta e ne seguo un altro che sembra andare in direzione dei piani di Bobbio, che quasi subito diventa non ciclabile.

Torno indietro verso il Cazzaniga Merlini, da qui si intravede un largo sentiero in discesa verso Nord Ovest, chissà se conduce verso valle in maniera ciclabile. Ritorno al rifugio Nicola, mi pare di ricordare che, secondo la mia collega Francesca, audace climber e frequentatrice della zona, si mangi meglio che Cazzaniga Merlini: il menù comunque non è dei più adatti allo sportivo, basti dire che predomina la polenta.
Mi prendo un panino e faccio una lunga sosta all'aperto, arrivano altri biker, il sole va e viene. Nel frattempo la gloriosa Lumix sembra impazzita, non mette a fuoco, quando la spengo rimane con l'obiettivo esteso, continua ad apparire il messaggio "spegnere e riaccendere la fotocamera", insomma pare proprio che anni di scossoni e, temo, la pioggia del Suvretta Pass abbiano avuto la meglio sui suoi delicati meccanismi. Mi rassegno a usare l'iphone per documentare il resto di questa gita. Verso l'una, la maglia che avevo steso sul manubrio si è asciugata e decido di iniziare la discesa verso valle: in un quarto d'ora la mulattiera faticosamente risalita è alle mie spalle, sono di nuovo ai piani d'Artavaggio, il sole splende.

Altre manovre sulla Lumix mi permettono almeno di fare rientrare l'obiettivo nella sua sede: quanto al normale funzionamento, niente da fare. Risalgo in sella e imbocco la lunga mulattiera che porta a valle, bei panorami ma il fondo sconnesso e mosso richiede una certa prudenza, c'è anche la possibilità incontrare qualche veicolo dietro una curva, meglio non esagerare con la velocità: in effetti ho incontrato una Panda 4x4. Non ci si può rilassare e quindi la discesa non è particolarmente divertente, shakerato come un cocktail arrivo alla sbarra che annuncia la strada asfaltata: a sinistra si sale verso Culmine San Pietro, a destra si scende a Moggio. Decido per risalire a Culmine, mi ricordo che, imboccando una sterrata che va verso la bocchetta di Olino dopo qualche centinaio di metri si gode di una bella vista del Resegone. La vista c'è ma offuscata dalla foschia e dal controluce: peccato, giro la bici e torno al Culmine. Non mi resta che scendere verso Moggio su asfalto. Alla sbarra di prima mi fermo a chiedere a due trialisti se conoscono qualche alternativa fuoristradistica per la discesa a Moggio, niente da fare, l'unica che conoscono è una mulattiera da Culmine che avevo già percorso qualche anno fa. La discesa su asfalto è piacevole, con ampie curve e poco traffico arrivo in fondo; un breve tratto in salita e sono nel tranquillo abitato di Moggio; non mi resta che tornare al parcheggio, cambiarmi e caricare la bici in macchina prima di intraprendere il viaggio di ritorno verso la torrida pianura.

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