"E' di Giussano, ma abita a Castell'Arquato nei cui boschi ama allenarsi". Così hanno detto in TV dell'uomo che ha preso la medaglia di bronzo nella gara di MTB alle Olimpiadi, Marco Aurelio Fontana. "Dove sarà precisamente questo Castell'Arquato ?" Google maps mi rivela che si tratta di una piccola cittadina sull'Appennino nella valle del fiume Arda, dalle parti di Fiorenzuola, a circa un'ora di auto da casa mia. Un'altra ricerca in Garmin Connect mi fornisce una traccia GPS che partendo da Fiorenzuola risale la valle dell'Arda, passando per Castell'Arquato e arrivando a monte di una diga, la diga Vernasca, presumibilmente in fuoristrada. Stanco di percorrere la statale 36 alla volta delle prealpi lombarde mi decido per la trasferta appenninica. Caricata la Dos Niner in macchina, mi immetto in autostrada e, come predetto dal Google Maps, in circa un'ora arrivo a destinazione. Un ampio parcheggio deserto mi accoglie, soliti preparativi, accendo il GPS e seguo la traccia. Un primo tratto su asfalto mi permette di fare l'abitudine con il panorama appenninico, fatto di alture morbide e tondeggianti, così diverso da quello prealpino, più spigoloso. Manco un bivio, mi accorgerò in seguito, e proseguo su asfalto, passo di fianco a un cementificio e qui la strada incomincia a salire in maniera avvertibile, dopo un po' avvisto la diga. "Non è possibile che sia tutto su asfalto" mi dico e mi fermo a scrutare lo schermo del GPS, elimino la mappa dettagliata dell'Emilia che rende difficile distinguere la traccia e, sullo sfondo della mappa generica, mi accorgo che effettivamente a un certo punto si doveva passare sull'altro lato del fiume, al summenzionato bivio mancato e guardando bene si nota una sterrata che costeggia l'Arda sull'altro lato della valle. Riprendo a salire e poco dopo incontro una stradina a destra in ripida discesa che mi porta sul fondo della valle e mi permette di rientrare sulla traccia. Qui inizia uno strappo molto duro che porta rapidamente o meglio ripidamente, passando per un gruppetto di case, a una quota ben superiore a quella della diga. Lo strappo toglie il fiato e mi rassegno a salire spingendo la bici a piedi, fortunatamente non è molto lungo e, alla fine della salita, inizia una bella sterrata pressoché pianeggiante che costeggia in quota l'invaso della diga,
molto panoramica, non incontro anima viva, anche se il percorso è attrezzato con panchine e balaustre. Arrivo all'asfalto che in lieve discesa mi riporta alla diga, scendo ancora un po' e prendo la stessa stradina in discesa dell'andata che mi permette di traversare il fiume, poco più di un rigagnolo, e di immettermi sulla sterrata che costeggia il fiume. Ne percorro un tratto, riattraverso il fiume su un ponticello, ancora asfalto, poi all'altezza del cementificio, mi riporto sulla sterrata con un guado dal fondo ciotoloso, un po' di indecisione, mi blocco a metà del guado e metto entrambi i piedi nei dieci centimetri di acqua. Con i piedi bagnati proseguo velocemente fino Lugagnano. non senza avere prima incontrato un gruppo di arcieri intenti a centrare un bersaglio con le loro frecce: come quando incontro dei cacciatori è con un piccolo brivido che mi allontano da loro, lasciandomeli velocemente alle spalle. Un largo ponte mi fa attraversare per l'ultima volta il fiume e quindi mi immetto su una ciclabile sterrata lungo la quale finalmente incontro tre bikers, gli unici della giornata, non che di auto o pedoni ne abbia incontrati poi tanti. Finisce la sterrata, manca solo qualche chilometro di asfalto per tornare a
Castell'Arquato.
Concludendo, bei posti, molto tranquilli e poco frequentati, forse un giro da rifare in un'altra stagione dell'anno, magari in autunno.
L'Appennino è il Futuro !!!
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