Ieri ricognizione del primo tratto della Mi-Cre offroad. E' il tratto più complicato dove l'offroad lo devi cercare con il lanternino: imperativo evitare la Paullese ! Ciò trasforma un tragitto che persino io potrei completare in meno di un ora con una bcd in un'odissea che ha richiesto più di tre ore.
Appuntamento alle dieci alla Stazione delle Biciclette, alle dieci e mezzo partiamo. Rappresentiamo un bel campionario sia come "atleti", uno forte, due normali e uno scarso (io) che come biciclette: una full da 29", una front da 27.5", una Fargo e una ciclocross single speed. Solo io conosco il percorso e quindi detto l'andatura, lenta. Attraversiamo il Lambro con il ponte della Paullese (unico tratto su questa pericolosa statale) e ci inoltriamo in Peschiera Borromeo. Diopo qualche chilometro un primo tratto fuoristrada, passiamo per l'oasi del Carengione e svariate cascine, tornando sull'asfalto nei pressi di Pantigliate. Dopo qualche chilometro lasciamo la strada principale, attraversiamo un agriturismo, passiamo una sbarra e siamo alle sorgenti della Muzzetta. Un po' di zig zag e siamo a Settala. Uscendo da Settala, Antonino incomincia a riconoscere i luoghi, passa a condurre e rapidamente su asfalto arriviamo al ponte di Conterico sulla Muzza. Ci buttiamo sull'alzaia e lottando contro il vento ci dirigiamo verso nord fino a Vaiano (qui incomincio a risentire dello sforzo e rimango un po' indietro); abbandoniamo la Muzza e imbocchiamo una stradina sterrata che ci porta a Marzano. Ancora un piccolo sforzo e siamo sulla riva dell'Adda: sull'altra riva vediamo la presa del canale Vacchelli. Inizia un bel tratto, con fango a volte malefico, che ci porta al Guado. Qui perdiamo un bel po' di tempo: i miei soci, non muniti di scarpe impermeabili, rinunciano subito al guado. Si sa che il Pigi aveva attraversato utilizzando due tronchi d'albero. Vengono presto individuati, due tronchi di un bel diametro a un metro mezzo di altezza dalla superficie del ruscello, in quattro e quattr'otto Zanna è già sull'altro lato; una catena umana con i tre a cavalcioni dei tronchi che si passano le bici sembra essere la soluzione al problema. Nel frattempo viene anche avvistata una gigantesca nutria proprio sotto i tronchi.
Già mi vedo piombare in acqua con la Fargo e varie apparecchiature elettroniche al seguito; mi rifiuto di passare sui tronchi e alla fine dopo ampio dibattito e molte esitazioni mi faccio coraggio e attraverso a piedi il guado utilizzando la bici come sostegno: a posteriori posso dire che si trattava di pochi centrimetri d'acqua e con le mie scarpe non mi sono bagnato i piedi. Ormai sull'altra riva, raggiungo i tre a cavalcioni dei tronchi e li aiuto a completare il trasbordo delle bici. Superato questo punto critico, sosta per rifocillarci con barrette. Riprendiamo il cammino e in breve siamo al ponte di Bisnate: finalmente! Ripercorriamo l'altra riva del fiume e raggiungiamo le opere idrauliche del Vacchelli: da qui a Crema si tratta solo di seguire il canale. Peccato che le mie forze siano ridotte al lumicino, mi fanno male le gambe e non ho più forza, le salitine delle alzaie diventano gran premi della montagna. All'incrocio della provinciale che collega Spino a Rivolta, chiamo i miei soci e propongo a loro di continuare da soli verso Crema: io mi avvierò mestamente a andatura ridotta verso casa su asfalto. Si rifiutano di abbandonarmi al mio triste destino e decidono di terminare la ricognizione a Pandino. Sono pochi chilometri, ma sono per me durissimi e ci si mette anche un forte vento contrario. Comunque in breve siamo nel cortile della casa di Antonino, laviamo le bici e ci cambiamo, resistiamo all'offerta di un piatto di oca con le verze accettando invece un bel tè caldo. Carichiamo le bici sulla macchina di Antonino che ci riporta al punto di partenza a San Donato: grandissimo! Lui e anche gli altri due, Ale e Zanna.
Two Things
16 ore fa